Le aule vuote dei palazzi di Giustizia

360 views 6:09 pm 0 Comments Giugno 24, 2023

Un aspetto, evidenziato dai relatori del convegno di Tropea, accomuna la riforma dei tre gradi di giudizio: si tende a evitare le udienze in presenza.

Dall’ultimo appuntamento con i convegni-seminari organizzati dalla Camera Civile di Vibo Valentia “Domenico Pannaci”, giovedì 16 giugno scorso a palazzo Santa Chiara di Tropea, è emerso un aspetto che, pur implicitamente scontato, non era ancora stato messo a fuoco nei precedenti incontri: i processi civili si svolgeranno, per la gran parte, fuori dalle aule di Giustizia.

Un vulnus per la categoria ma anche per l’interno sistema. Sul punto, hanno convenuto i tre relatori, cioè Maria Laura Guarnieri, ricercatrice di Diritto processuale Civile all’Università Magna Graecia di Catanzaro (tema: ‘Rito ordinario, procedimento semplificato, ordinanze sommarie. Verso un giudizio di cognizione più flessibile?‘);  Vincenzo Agosto, Presidente dell’Ordine Avvocati di Catanzaro (tema: ‘Le impugnazioni nel processo civile. Qualche aspetto di ritorno al passato. Il preludio del giudizio in Cassazione‘, e  Giuseppe Cricenti, Consigliere della Corte di Cassazione (tema: ‘Il giudizio di legittimità. L’introduzione del rinvio pregiudiziale’).

Dopo i saluti del presidente del CoA di Vibo Valentia Franco De Luca, del Presidente della Camera Civile Francesca Gradia e del sindaco di Tropea Giovanni Macrì,  Francesca Taccone, segretario della Camera Civile, ha introdotto i lavori.

L’apertura della discussione è toccata alla dott.ssa Guarnieri, che si è soffermata sulle novità che investono la fase introduttiva del rito ordinario, con particolare riferimento alle verifiche preliminari ex art 171-bis cpc e al contenuto delle note integrative ex art 171-ter cpc. “Ne emerge– ha osservato- un sistema a preclusioni anticipate in cui il thema decidendum e il thema probandum vengono definiti prima dell’udienza 183. L’attenzione si è poi spostata sul procedimento semplificato di cognizione e sul relativo regime di preclusioni (assertive ed istruttorie), senza trascurare le ordinanze di cui agli artt. 183 ter e quater cpc.“. La prima relatrice ha evidenziato le criticità dei dei nuovi modelli procedimentali, mettendo in rilievo, tuttavia, la volontà del legislatore della riforma di valorizzare il case management nel tentativo di rendere più flessibile il giudizio di cognizione.

Il presidente del CoA di Catanzaro Vincenzo Agosto ha parlato della fase di appello e delle problematiche connesse con l’introduzione della riforma Cartabia. “La riforma – ha premesso- mostra molte più ombre che luci. Si tende a velocizzare ogni procedimento senza tenere conto dei diritti delle persone, omettendo di considerare le carenze di organico e, soprattutto, introducendo un principio secondo cui l’avvocato andrebbe tenuto lontano dalle aule di giustizia, come se il rapporto dialettico, il confronto anche rude tra le parti del processo fosse la causa delle lungaggini dei giudizi e non, invece, motivo di approfondimento anche di temi non percorsi fino in fondo“. Agosto si è soffermato sia sulla fase introduttiva, sia sulla proposizione dell’appello incidentale, nonché sull’inibitoria, rilevando le criticità pratiche in merito a tanto. Nella sua esposizione, ha anche offerto spunti pratici ai colleghi sui modi di predisposizione dell’atto di Appello.

Ha concluso Giuseppe Cricenti, magistrato della S.C.

Quantomeno perplesso sulla riforma (“In Cassazione ha esordito- non  produrrà particolari danni“) Cricenti ha analizzato la riforma dell’udienza “prima d’ora tendenzialmente pubblica, mentre con la riforma, salvi i casi dell’art. 375 I  e III comma cpc, la regola diventa la camera di consiglio. Questo costituisce un regresso perché la discussione degli avvocati accresce il sapere del giudice e non lo diminuisce“.

La novità del ricorso ‘chiaro e sintetico’, invece, non è significativa (“Siamo tutti pronti a giurare sul fatto che la violazione di questa norma non avrà alcuna conseguenza“). .

Poi la novità introdotta con l’art. 380-bis (procedimento per la decisione accelerata dei ricorsi inammissibili, improcedibili o manifestamente infondati). “Nel sistema precedente– ha osservato il magistrato- cioè quello della sezione filtro, decideva il collegio. Qui, se l’avvocato accetta la proposta del giudice delegato, la causa è definita con rito monocratico. Quindi hanno messo un rito monocratico in Cassazione, organo che è in tutto e per tutto collegiale. Ci sono profili di incostituzionalità”.

Giuseppe Cricenti ha toccato, infine, la novità più pregnante per il terzo grado, quella introdotta dall’art. 363-bis cpc (rinvio pregiudiziale). “E’ un sistema simile a quello francese. Lì però, se pende una questione di diritto davanti alla Cassazione, non si fa il rinvio e si aspetta che la questione venga decisa. Una perplessità: qual è il giudice che può sollevare la questione pregiudiziale? Secondo alcuni soltanto il giudice di merito. Se è così, non si comprende perché non dovrebbe poter sollevare la questione anche la corte di giustizia tributaria”. Detto questo, Cricenti ha definito “lodevole” almeno l’intento della norma, perché tende a ridurre i ricorsi in Cassazione.

I lavori sono stati moderati da Francesco Rotolo, socio della Camera Civile. Il convegno è stato sponsorizzato da Palazzo Mottola, Il Dolce Vita, Assicurazioni Generali di Michela Tulino e Giuseppe Portaro e da Juranews.

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