Specializzazione delle professioni: rivoluzione copernicana o riforma a effetti limitati?

125 views 5:49 pm 0 Comments Giugno 30, 2022

Di questo tema si è discusso nel convegno/seminario del 21 aprile, organizzato dal COA di Vibo Valentia nella sala convegni di un hotel del capoluogo, con modalità mista

Secondo la scaletta dei lavori, il segretario Francesco Maria Massara ha curato l’introduzione, ricordando l’iter della legge, compresa la modifica del relativo regolamento.

Dopo i saluti di Tiziana Carapellese, segretaria dell’Organismo Congressuale Forense, e del nostro Presidente Francesco De Luca, ha preso brevemente la parola il responsabile della scuola di formazione del COA vibonese Antonio Fuscà.  

La prima relatrice, Giovanna Ollà, presidente dell’Ordine Avvocati di Rimini, ha ripercorso l’iter legislativo e illustrato i riferimenti normativi, in primis i due percorsi attraverso cui accedere alle specializzazioni (corsi formativi biennali di 100 ore complessive con prova finale scritta e orale; comprovata esperienza, che presuppone l’esercizio continuativo nel settore della materia per otto anni).

Il problema, ha ricordato l‘avv. Ollà, è che i corsi non sono ancora partiti perché le linee guida devono essere ancora individuate da una commissione insediatasi al Ministero della Giustizia soltanto il 21 aprile scorso.  Quindi, anche per i corsi di formazione si prevedono tempi di attuazione lunghi.

 Per quanto riguarda gli aspetti regolamentari, la presidente del COA riminese ha ricordato l’annullamento parziale del D.M. 144/15 “poiché prevedeva un irragionevole spacchettamento del settore civile in 14 materie. Adesso l’art. 3 del D.M. 163/2020 prevede gli indirizzi, attraverso cui si acquisisce la specializzazione, anche se restano ancora ambiti non proprio chiari- ha osservato -. Per esempio si richiedono, ai fini del requisito della comprovata esperienza, almeno 10 incarichi all’anno negli ultimi 5 anni, giudiziali o stragiudiziali, anche conferiti in più gradi dello stesso procedimento, ‘rilevanti per quantità e qualità’. Da questi sono esclusi gli incarichi di difensore d’ufficio poiché non fiduciari”.

  Ciò detto, l’avv. Ollà ha concluso l’illustrazione del regolamento: “L’art. 9 prevede che l’esame di specializzazione si concluda con un colloquio davanti a una commissione ministeriale composta da professori universitari e avvocati cassazionisti. Non è un vero e proprio esame ma è teso a valutare la documentazione e la coerenza dei titoli. Si può derogare alla regola dei 10 incarichi. L’art. 2 delle disposizioni di attuazione prevede poi che possano accedere alle specializzazioni anche dottori di ricerca in materie riconducibili ai settori di specializzazione”.

Nel successivo dibattito, sono intervenuti Francesco Greco, presidente del COA di Palermo; Alberto Vermiglio, già presidente AIGA, e Mario Antonio Fusaro, già responsabile del dipartimento specializzazioni del CNF

A parere dell’avv. Greco “su 250mila avvocati non possono esserci altrettanti specialisti, altrimenti si perde il senso del significato. I corsi dovranno essere qualificanti, selettivi e complessi. L’avvocato generalista non scomparirà ma non potrà essere esperto in tutto”.

Critico nei confronti della nuova normativa si è detto l’avv. Vermiglio: “Cristallizzare le materie della specializzazione è un errore. Nei grandi Fori le specializzazioni ci sono già perché le ha richieste il mercato. Nei Fori medio-piccoli, invece, si richiede l’avvocato generalista. Ma è vero anche che oggi l’avvocato è una professione che non si esercita più soltanto nel proprio Foro. Essere specializzato, insomma, non può essere solo una questione teorica. Se diventa un percorso formativo, non è sufficiente. Altrimenti tanto vale frequentare un master”.

Secondo l’avv. Fusaro, invece, “le specializzazioni potrebbero essere un’opportunità per le aggregazioni di professionisti. La finalità può essere quella di dare un ritorno di immagine per la dignità e integrità della professione”.

All’avvocato Pietro Proto del Foro di Vibo Valentia sono state affidate le conclusioni del convegno.  Anch’egli ha espresso diversi dubbi sulle specializzazioni. “Potrebbero essere un modo per aggirare la mancanza di preparazione- ha osservato-. E’ vero che il mondo d’oggi va verso le specializzazioni ma non dobbiamo andarvi incontro alla leggera”. Quanto al regolamento, l’avv. Proto ha rilevato che “parla di settori ma era meglio usare il termine ‘materia’. Mi pare si vada verso una eccessiva atomizzazione e settorializzazione. Si rischia di perdere di vista il tutto, cioè le basi del Diritto. Insomma, la specializzazione non può essere un modo per colmare gli errori che vengono da lontano, per esempio dalle Università”.

I saluti finali ai partecipanti sono stati espressi da Caterina Giuliano, membro del COA e presidente della sezione AIGA di Vibo Valentia.

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