Pubblichiamo una ampia sintesi del discorso della presidente vicaria della Corte d’Appello, Gabriella Reillo, pronunciato per la cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario 2023
LA PANDEMIA
Anche quest’anno, seppur in misura più contenuta, il sistema giustizia si è dovuto confrontare con la pandemia, che nel periodo precedente ha pesantemente condizionato la nostra attività lavorativa e le nostre vite.
Va ricordato che il Distretto di Catanzaro, e la Corte in particolare, hanno conseguito eccellenti risultati nel periodo più buio della pandemia, essendo questa Corte risultata la più produttiva del Paese ed essendo stato mantenuto elevato, nel Distretto, il livello di aggressione giudiziaria al fenomeno criminale di maggior rilevanza, quello della ‘ndrangheta…
Relativamente alla gestione delle udienze, civili e penali, le udienze da remoto, introdotte per fronteggiare l’emergenza epidemiologica, si sono svolte, con il consenso delle difese, utilizzando la piattaforma Teams…Tale applicativo si è rivelato uno strumento idoneo. Ancor di più nei giudizi la “trattazione scritta”, di cui al1’art. 23-bis co. D.L. 176/2020, è divenuta sostanzialmente la regola di svolgimento del giudizio, apportando il beneficio della celerità…Le difficoltà ci sono state e continuano ad esserci: l’enorme aumento del flusso di atti e documenti nella posta elettronica degli uffici ha creato un sovraccarico di difficilissima gestione da parte del personale, numericamente inadeguato rispetto alla mole delle istanze…Comunque, nel suo complesso, il ricorso alla trattazione scritta è stato esteso e proficuo.
Resta la considerazione che la Pandemia ci ha imposto nuove modalità di lavoro, travolgendo prassi sedimentate e ha comportato l’implementazione dell’informatizzazione della giustizia, con l’anticipazione “per necessità” di metodiche di cui si discuteva da decenni.
Questo sostanziale svecchiamento, visto in un’ottíca generale e “di sistema” potrebbe rappresentare l’opportunità che Einstein additava essere insita in tutte le crisi. Si pensi al salto di qualità che può rappresentare per tutti un archivio giurisprudenziale locale cui tutti gli operatori possono attingere; alla conoscenza e consapevolezza da parte del singolo magistrato dell’esito dei suoi provvedimenti nei successivi gradi di giudizio; a format condivisi per i provvedimenti seriali. Obiettivi che sono stati inseriti dalla Corte nel piano del PNRR e che possono essere raggiunti nell`immediatezza.
E qui si impone una riflessione di più ampio respiro. Le nostre professioni- non sappiamo con quale velocità – ma inesorabilmente cambieranno. Gli avvocati perderanno una fetta di consulenza legale sostituita da app e programmi dedicati, ma avranno nuovi terreni dati dalla mediazione e dai diversi canali delle ADR e della giustizia riparativa. Il personale giudiziario perderà larga parte delle attività ripetitive e meccaniche e potrà vedere esaltata la sua funzione di supporto alla giurisdizione e di gestione della volontaria giurisdizione. I magistrati saranno sempre piu coinvolti in una rete in cui i loro provvedimenti diverranno pubblici, chiamati ad organizzare e a decidere più che a scrivere. Cambiamenti che saranno inevitabilmente difficili e sicuramente faticosi ma che proprio per questo vanno governati per accompagnare tutti gli operatori diritto a cogliere l’occasione di un nuovo orizzonte per migliorare professionalità e servizio del “sistema giustizia”.
IL PNRR E I SUOI OBIETTIVI
Il secondo punto di rilievo è il PNRR con gli obiettivi concordati con le istituzioni europee che investono fortemente la giustizia. Gli obiettivi, sono noti e di seguito si riassumono:
(2024) Riduzione del 65% delle cause civili pendenti da più di tre anni nel 2019 (337.740) presso i tribunali civili.
(2024) Riduzione del 55% delle cause civili pendenti da più di due anni nel 2019 (98371) presso le Corti d’appello.
(2026) Riduzione del 90% delle cause civili pendenti da più di tre anni nel 2019 (337740) presso i tribunali civili.
(2026) Riduzione del 90% delle cause civili pendenti da più di due anni nel 2019 (98371) presso le Corti d’appello.
(2026) Riduzione del 40 % del disposition time di tutti i procedimenti civili e commerciali pendenti al 2019 (2512).
(2026) Riduzione del 25 % del disposition time di tutti i procedimenti penali pendenti al 2019 per i Tribunali e del 28% per le Corti di Appello.
Il dinposition time (DT) è il calcolo pendenti/definiti x 365 e misura il tempo di durata dei processi in senso “prospettico: il tempo medio prevedibile di definizione dei procedimenti confrontando lo stock di pendenze alla fine dell’anno con il flusso dei procedimenti definiti nell’anno per 365.
Gli strumenti che sono stati predisposti sono:
– Incremento delle risorse umane per ridurre il disposition time dei procedimenti e per azzerare l’arretrato (2.268.050.000 euro)
– 1660 unità di personale amministrativo e tecnico
– 750 unità di personale tecnico specialistico
– 3000 addetti allìnserimento dati
– 16.500 Addetti al.l’UPP (8764 da febbraio 2022)
– Investimenti per la digitalizzazione (133.000.000 euro)
– Riforme della giustizia civile, penale e delle procedure di insolvenza (milestones)
Nell’ambito di questo quadro generale si collocano in modo speculare e proporzionale gli obiettivi assegnati al nostro Distretto, secondo i dati di partenza di riferimento forniti dal Ministero della Giustizia, relativi alle pendenze esistenti nel 2019.
Quella che abbiamo di fronte non è solo una necessità per la crescita economica dell’Italia e la sua credibilità sui mercati, ma un’occasione storica per la giustizia che per la prima volta, dopo decenni, si trova a non dover far fronte alla mancanza di investimenti adeguati.
Vanno superati diversi luoghi comuni che caratterizzano il nostro dibattito pubblico sulla giustizia e neutralizzare i messaggi insidiosi, veicolati da dati superficiali e dedotti da mere impressioni (la durata media dei processi, le pendenze), dovendo invece essere approfondita l’evoluzione che la giustizia ha avuto in questi anni, le ragioni delle diversità territoriali, le variabili che incidono e quelle indifferenti alle performance dei diversi uffici.
La giustizia non è all’anno zero.
Le pendenze negli ultimi dieci anni sono fortemente diminuite, in particolare nel settore civile: in quasi tutti gli uffici di merito, anche nel nostro Distretto, l’indice di ricambio ogni anno è superiore ad 1, ovvero vengono definiti più affari di quelli che sopravvengono.
Dal rapporto periodico che la Commissione Europea per l’efficacia della giustizia del Consiglio di Europa (CEPEJ) pubblica ogni due anni di comparazione tra i vari sistemi europei risulta che il clearance rate, ovvero il rapporto tra sopravvenuti e definiti che da un’indicazione sulla capacità di definizione da parte di un ufficio o sistema giudiziario, in Italia nel settore civile è stato il 118 % nel 2010, il 131% nel 2012, il 119% nel 2014, il 113 % nel 2016, il 103 % nel 2018, e il 104% nel 20201 quando la media europea è coincidente o prossima a 100.
Mentre nel settore penale l’indice è sempre prossimo a 100: 95 % nel 2010, 94 % nel 2012, 94 % nel 2014, 107 % nel 2016, 98% nel 2018, e 91% nel 2020.
Risultati positivi che però scontano l’esistenza di un forte arretrato.
E difatti l’arretrato, originariamente formatosi prima del 2010, il macigno che condiziona sia il nostro lavoro, sia i risultati sulla durata dei processi, in apparenza sempre insoddisfacenti, ma che in realtà risentono della definizione di cause datate che con i loro tempi lunghi (la durata viene infatti calcolata solo al momento in cui un processo è definito) alterano ogni computo. Per questo un intervento straordinario e mirato, anche temporaneo, sull’arretrato può rivelarsi prezioso liberando le risorse e consentendo di lavorare sul corrente, innescando un processo virtuoso che limita le sopravvenienze dilatorie e fornisce risposte in tempi ragionevoli.
Come pure è falsa la vulgata secondo cui tempi e arretrato dipendono dalla scarsa laboriosità dei magistrati e/o del personale o da una completa disorganizzazione degli uffici giudiziari.
Il livello di produttività degli uffici è buono, come i dati del CEPEJ dimostrano.
E questo non riguarda solo i magistrati, ma il complessivo lavoro svolto da tutti le componenti del sistema giustizia perché la sentenza, la sua pubblicazione ed esecuzione non è un prodotto del magistrato, ma il frutto di un lavoro collettivo in cui ciascuno, sia esso operatore, assistente, cancelliere, funzionario, direttore amministrativo, dirigente, magistrato mette il suo indispensabile tassello.
Il problema è dunque di organizzazione e di contesto ambientale, come dimostrano i dati relativi alle profonde diversità di performance tra i vari uffici Giudiziari (nel settore civile andiamo dai 162 giorni di disposition time ad Aosta ai 939 di Patti).
E queste differenze non dipendono solo dall’allocazione delle risorse, ma anche dal complessivo contesto ambientale (che comprende funzionamento della Pubblica Amministrazione, collaborazione del territorio), dal turn over di magistrati e personale, dalle leadership esistenti.
Uno degli scopi che dovrebbe avere il PNRR è proprio quello di appianare o perlomeno di avvicinare queste differenze, evitando quella realtà a macchia di leopardo che tuttora viviamo e che anzi gli investimenti del PNRR, in assenza di un forte “gruppo guida” rischiano di esaltare. Le cautele che invece occorre avere riguardano anzitutto il percorso con cui sono stati individuati gli obiettivi ed il loro messaggio culturale.
Gli obiettivi sono il frutto di un confronto avutosi tra la Commissione Europea ed il Governo italiano ed hanno il grave deficit di non avere coinvolto in alcun modo né gli uffici giudiziari, né l’avvocatura per partire da un quadro della situazione, da uno “studio di fattibilita”.
Per senso istituzionale e dovere di collaborazione questi obiettivi sono diventati i nostri obiettivi, e cercheremo di utilizzare nel modo migliore possibile gli strumenti che ci vengono dati ma non va dimenticato che questa non è stata una scelta della magistratura e che il complesso degli interventi normativi, organizzativi e finanziari poteva essere molto più coraggioso.
Non si è inciso sulla governance, tuttora solo centralizzata nel Ministero della Giustizia ed in parte nel C.S.M. sicché inostri uffici giudiziari avvertono un’evidente lontananza dal centro, al di là degli apprezzabili ma insufficienti tentativi di creare canali di comunicazione e condivisione.Si è rinunciato a beneficiare dell’apporto, delle capacità e delle intelligenze degli uffici giudiziari e dell’avvocatura e più in generale dei territori.
Inoltre ancora non è chiaro quale sarà il percorso della digitalizzazione dei nostri sistemi…Una mancanza di confronto preoccupante nel campo strategico dell’informatizzazione dove, purtroppo, nonostante le buone intenzioni, il Ministero ci ha abituato a tempi incompatibili con la modernità.
Anche il messaggio insito nel PNRR sulla giustizia è quanto meno parziale. Gli unici elementi di rilievo sono numeri e tempi, veicolando così un’idea che condiziona l’intera giurisdizione e che anche i magistrati hanno ormai introiettato. Ovviamente la produttività ed i tempi sono elementi fondamentali che non possono essere trascurati, come si è colpevolmente fatto per lungo tempo, ma la giustizia non può essere ridotta a questo, dovendosi badare anche alla qualità, ovvero alla capacita di dare una risposta adeguata e alta. Il che vuol dire operare scelte “giuste” e non “facili”, effettuare gli approfondimenti istruttori quando necessario, argomentare in modo convincente e comprensibile per spiegare alle parti le ragioni delle proprie decisioni.
Lo sforzo che occorre fare, e da subito, è quello di mantenere uniti quantità e qualità, perchè perdere oggi il valore della qualità vuol dire perderlo per sempre. La giustizia italiana non deve perdere un livello di serietà e di approfondimento che rappresenta il retaggio di duemila anni di cultura giuridica inseguendo modelli di common law che non ci appartengono e che, spesso, danno cattiva prova anche nei paesi di origine sotto il profilo dell’indipendenza della magistratura e dell’eguaglianza del cittadino di fronte alla legge. Questa attenzione dovrà accompagnare tutto il nostro lavoro di indirizzamento degli strumenti del PNRR sulla giustizia.
L’UFFICIO PER IL PROCESSO
L’ufficio per il Processo non rappresenta un novum, nel nostro ordinamento giudiziario, ma era già previsto dall’a:1.16-octies, D.L. 18.10.2012, n. 179, convertito con 1. 17.12.2012, n. 221, introdotto dall”art. 50, D.L. 24.6.2014, n. 90 convertito con l. 11.8.2014, n. 114…Tale norma, com’e noto, era rimasta sostanzialmente lettera morta, risolvendosi spesso La struttura in un ‘involucro vuoto’, per la cronica mancanza di personale, al più costituito dai tirocinanti, tranne poche eccezioni sul territorio nazionale. Con il PNRR l’Ufficio per il Processo è stato notevolmente rilanciato…Come è noto il 21 febbraio 2022, hanno preso servizio negli uffici giudiziari di tutto il territorio nazionale 8.171 Funzionari Addetti all’Ufficio per il Processo, inquadrati nell’Area Ill, F3, di cui n. 304 assegnati al nostro Distretto.
ll nuovo ufficio per il processo può comportare una rivoluzione culturale delle modalità in cui è stata sinora concepita l’attività giudiziaria. Per la mancanza di risorse e di assistenza siamo stati obbligati a concepire il lavoro del magistrato, come quello di una rnonade che da sola studiava, decideva, scriveva.
L’ottica che si realizza con il nuovo ufficio per il processo è quello del lavoro di squadra di cui il magistrato e dirigente e parte, contribuendo a creare un’organizzazione più complessa, capace di utilizzare al meglio le risorse umane disponibili…chi teme che questo sistema si traduca nella delega della decisione giurisdizionale sbaglia, perché questa è patrimonio e responsabilità del magistrato. Ed anzi ho registrato, in questi undici mesi dall’ingresso degli addetti all’UPP, una sorta di resistenza – per fortuna non diffusa – di una parte della magistratura ad avvalersi pienamente di questo ausilio nella predisposizione delle bozze dei provvedimenti, specie nella fase iniziale della collaborazione, quando maggiori sono le energie che il magistrato deve investire nella formazione.
Sempre sotto il profilo applicativo, deve poi rilevarsi che paradossalmente proprio la duttilità di tale figura, l’ampiezza del mansionario previsto, ha dato luogo alla difficolta di sfruttare appieno queste nuove risorse. Difatti, spesso, i giovani addetti UPP vengono utilizzati quasi esclusivamente per sopperire alle carenze di organico nelle cancellerie, dunque in misura di gran lunga superiore a quella del 30% prevista dalle Circolari ministeriali, limitando così l`apporto all’attività giurisdizionale, cosi frustando la ratio della riforma.
Deve aggiungersi, inoltre, che ad ostacolare ulteriormente l`attività degli UPP, vi sono state nei nostri uffici problematiche di tipo logistico, costituite dalla mancanza di postazioni e spazi idonei dove allocarli.
Tale insieme di cose ha comportato che nei primi mesi dall’ingresso degli addetti all’UPP, sino al 30 giugno 2022, non sono stati conseguiti nella Corte risultati soddisfacenti in termini di abbattimento dell’arretrato e aumento della produttività.
La tendenza si sta invertendo nel secondo semestre con l’organizzazione, in raccordo con la dirigenza amministrativa, di moduli di lavoro che vadano nel senso auspicato… Nel Distretto, invece, come può evincersi dai dati di seguito riportati, vi è stata l’auspicata aggressione dell’arretrato, con minime eccezioni…
LE RIFORME PROCESSUALI
Quanto alle riforme, ancora una volta, come puntualmente accade dagli anni 90, la massima attenzione è stata rivolta al processo e alla modifica delle regole che lo disciplinano, con polemiche a volte aspre su singoli aspetti, dimenticando che negli ultimi dieci anni si sono avuti quasi venti interventi sulla normativa processuale sia nel settore penale sia in quello civile di cui almeno due classificate come “grandi riforme”.
Purtroppo quanto manca alla politica sulla giustizia è una cultura “di sistema” che parta da dati concreti, rilevati sul territorio, e che si faccia carico di effettuare proiezioni di fattibilità, rispetto agli organici ed alle dotazioni nonché alla conseguibilità degli obiettivi enunciati.
lnvece assistiamo ad un affastellarsi di riforme che si susseguono senza che prima vengano verificati gli effetti della riforma precedente, nel perseguimento di meri effetti propagandistici. Le riforme procedurali vengono rappresentate come quelle più incisive e determinanti per abbreviare i tempi di definizione dei procedimenti ed assicurare un più equo contraddittorio. Ma se andiamo a vedere in concreto il rito non è risolutiva, come è intuitivo e reso evidente da quanto accaduto in questi anni e dalle fortissime differenze di performance a livello territoriale pur in applicazione del medesimo rito in tutto il Paese. Non mi dilungherò sul contenuto della riforma Cartabia, che è noto, e che pure contiene delle norme apprezzabili, quali, nel rito civile, quelle relative alla mediazione e più in generale alle ADR (Alternative Dispute Resolution) e, nel rito penale, quelle sulla digitalizzazione, sulle notifiche, sulla giustizia riparativa.
Ma devo rilevare che anche questa riforma è permeata dall’ illusione di ridurre i tempi processuali, civili e penali, attraverso una riduzione dei termini. Sembra non ci si renda conto che i tempi processuali non sono ritardati da termini eccessivamente lunghi bensì dall’eccessivo carico giudiziario che si abbatte sulle Procure e sui Tribunali, dalle endemiche e rilevanti scoperture degli organici, dal collo di bottiglia che si verifica nelle Coni di Appello quanto a sopravvenienze e risorse per la loro evasione.
Cosi ad esempio, la previsione nel rito civile della riserva obbligatoria in udienza con il conseguente scioglimento nei trenta giorni successivi, in assenza di risorse adeguate (nei nostri uffici si portano spesso 200 processi ad udienza), comporterà l’interpretazione dell’ordinarietà di tale termine e si risolverà in un aggravio dei tempi di inserimento dei provvedimenti nel sistema informatico.
E’ inoltre stata persa l’occasione di ristrutturare il rito alla luce della nuova prospettiva della giustizia digitale.Ugualmente, nel settore penale, la riduzione dei tempi per le indagini preliminari si scontra da un lato con l’elevato numero di fattispecie penali – di cui buona parte di scarsa gravità – e unitamente al principio dell’obbligatorietà dell’azione penale scaricano sulle scrivanie dei P.M. centinaia di procedimenti al giomo; dall’altro con la complessità e gravità di vari reati che spesso, a prescindere dalla loro natura, necessitano di accertamenti istruttori specialistici e approfonditi.
Ancora, con la previsione dell’improcedibilità in appello – istituto anch’esso fondato sulla riduzione dei termini – il legislatore ha riversato sulle spalle della magistratura la propria pavidità, non avendo avuto il coraggio di prevedere una seria depenalizzazione, atteso il dilagante populismo giustizialista. Con la conseguenza che l’improcedibilità si risolverà in un’amnistia generalizzata e per tutti i reati, anche quelli più gravi, qualora dovesse attribuirsi alla norma natura sostanziale, alla stregua dei precedenti orientamenti della giurisprudenza di legittimità e costituzionale.
Anche la previsione dell’udienza di smistamento, con conseguente incompatibilità del giudice che l’ha celebrata – che riprende e amplia alcune esperienze virtuose fatte in diversi tribunali (senza però l’incompatibilità) – non aiuta a risolvere la situazione, anzi sicuramente l’aggrava, in quanto una nuova incompatibilità difficilmente è sopportabile in tutti i piccoli e medi tribunali, che sono la maggioranza. Inoltre tale udienza, che dovrebbe essere destinata a fare un primo filtro, difficilmente potrà essere fìssata nell’immediatezza, stante i carichi e l’arretrato, e dopo anni rischia di essere solo un altro adempimento burocratico, che rallenterà ancora ulteriormente i tempi di definizione.
E’ stato poi quasi totalmente ignorato il c.d. “penale minore” che è l’epicentro della crisi. Perché a fronte dei fiumi di inchiostro utilizzati in questi anni disquisire dei massimi sistemi, si è trascurato che quanto oggi è inaccettabile nel sistema penale è che gli eccessivi numeri e quantità di reati perseguibili, spesso di minore gravità, fa sì che le citazioni dirette (che non passano per il filtro dell’udienza preliminare) vengano fissate ad anni di distanza con un danno enorme per gli imputati, per le parti lese, per tutti gli operatori ma, in particolare, per la serietà ed effettività del nostro sistema penale.
E’ qui che giace la grande massa dei procedimenti ed il grave arretrato che oggi pesa sugli uffici giudiziari, ma che purtroppo non fa notizia.
Un ultimo cenno va dedicato alla riforma del Tribunale della famiglia e del minori: il modo in cui essa e stata realizzata è francamente affrettato e comporta il rischio dell’abbandono del principio che vede come prioritario l’interesse del minore, che pure ha connotato di civiltà il nostro diritto in tale delicata materia. In sostanza anche questa riforma, come molte di quelle che l’hanno preceduta, ha scelto la via di una propagandistica riduzione dei termini come panacea contro le lungaggini dei processi. Sebbene vada dato atto che questa volta la propaganda è rivolta all’Europa e non più banalmente all’elettorato dei vari partiti, come avviene normalmente, non per questo possiamo tacere dell’incapacità della riforma di incidere sui problemi sostanziali della giustizia.
L’ANDAMENTO DEGLI UFFICI GIUDIZIARI DEL DISTRETTO
Il Settore Civile
L’andamento dei diversi uffici del distretto va valutato come soddisfacente. Vi è stato, rispetto agli anni precedenti, maggiormente connotati dalla pandemia, un aumento, sia pure contenuto, delle sopravvenienze dovuto proprio agli effetti della crisi pandemica, oltre che alla situazione di crisi economica che inevitabilmente porta ad una riduzione del contenzioso, mentre aumentano i procedimenti in singoli settori direttamente collegati a tali situazioni (sfratti, fallimenti, separazioni dei coniugi). Il Distretto ha consistentemente migliorato la produttività, che ha portato ad una diminuzione delle pendenze in tutti gli Uffici con punte del 36,1% in meno nel Tribunale di Crotone. La Corte di Appello, sebbene l’indice di claerance rate sia, da ultimo, pari ad 1, ha sofferto nello scorso anno una battuta di arresto, rispetto alla buona perfomance mantenuta durante la pandemia. Dai dati ministeriali risulta, infatti, che la Corte nel settore civile registra un aumento dell’arretrato nella misura del 2,7% mentre i Tribunali del Distretto hanno buone e talvolta ottime percentuali di evasione dell’arretrato

E‘ dunque nel suo complesso un trend ampiamente positivo, indicativo della capacità di utilizzare in modo proficuo i diversi istituti emergenziali messi a disposizione dal legislatore, nello specifico, le udienze con trattazione scritta. Questi buoni risultati non si traducono ancora in una significativa riduzione dei tempi proprio perla priorità data all’evasione dei procedimenti più risalenti nel tempo che quando vengono defìniti pesano sui tempi medi. La sezione del Tribunale di Catanzaro in materia di protezione internazionale, una dei settori più critici, dato l’aumento della domanda negli ultimi anni, è riuscita a pareggiare sostanzialmente gli affari sopravvenuti e quelli evasi: a fronte di 2.672 all’1.7.202i, ne risultano pendenti 2.682. Si segnala, altresì, il dato positivo delle esecuzioni mobiliari del medesimo Tribunale dove si è avuta una consistente riduzione delle pendenze: 10.727 esecuzioni mobiliari definite a fronte di 8398 sopravvenute, con una pendenza finale di 2.397. Ciò nonostante i problemi di organico del Tribunale di Catanzaro, dovuti al continuo turn over dei magistrati in servizio. Quanto al Tribunale delle imprese, che ha carattere regionale, all’1.7.2021 risultavano pendenti n. 294 procedimenti, ne sono sopravvenuti 98 e definiti 96. Questo settore di contenzioso probabilmente necessita di un potenziamento dato che la mancanza di rapidità della risposta giudiziaria produce evidenti effetti sull’economia locale.
Nelle sezioni civili della Corte di Appello al 30 settembre 2022 risultano evasi 1.416 procedimenti ultrabiennali sul totale di 5.932 (pari al 23,8%). Dato che consente di essere moderatamente ottimisti quanto ad una rapida eliminazione di questo arretrato “ingombrante”. Il rallentamento registrato nell’anno in esame è in massima parte dovuto alle scoperture di organico che sono state particolarmente rilevanti a seguito del pensionamento di due consiglieri, dei trasferimenti e delle dimissioni di tre giudici ausiliari, fattori che hanno comportato, ad esempio, nella terza sezione civile la rimessione sul ruolo di 250 procedimenti già trattenuti in decisione.
ll settore Lavoro e Previdenza ha conseguito ottimi risultati. Resta elevatissimo il numero delle sopravvenienze nel Distretto che nell’anno 2021/2022 sono state 15.841. Nel medesimo periodo sono stati definiti 20.414 procedimenti, con una evidente riduzione delle pendenze.
Localmente si sono a volte registrati dei rinvii o dei tempi di definizione lunghi, non conformi alla celerità cui il rito dovrebbe essere improntato ma anche in questo caso trattasi, generalmente, di problematiche locali correlate a scarsità di organico e turn over dei magistrati cui può ovviarsi con un buon uso dell’Ufficio per il Processo, tendendo così al miglioramento dei tempi di definizione in questa materia particolarmente delicata in cui i ritardi possono inasprire la conflittualità o rappresentare essi stessi un danno aggiunto.
Il Settore Penale
Anche quest’anno l’attività nel settore penale è stata incentrata in maniera preponderante sui procedimenti aventi ad oggetto delitti di competenza della Direzione Distrettuale Antimafia, essendo elevato il numero dei maxiprocessi per reati di associazione a delinquere di stampo mafioso e di associazione finalizzata allo spaccio di sostanze stupefacenti nonché vari reati-fine (omicidi, usura, estorsione, detenzione e porto illegale di armi etc.).
Tale situazione si pone in rapporto di diretta ed immediata correlazione con il fenomeno della presenza e proliferazione sul territorio di forme complesse di criminalità organizzata, in taluni casi anche connessi a traffici illeciti a carattere nazionale ed internazionale di droga di rilevanti proporzioni…
Dal punto di vista dell’intervento giudiziale, i procedimenti iscritti nell’anno per il delitto di cui al1’art. 416-bis c.p. sono stati 69, di poco superiori rispetto ai 67 dell’anno precedente, mentre si registra una flessione dei procedimenti iscritti per il delitto di cui all’art. 74 DPR 309/90, pari a 68, rispetto ai 93 dell’anno precedente. Sono state avanzate 206 richieste di misure cautelari personali che hanno riguardato 1.126 indagati, di cui 952 per reati di competenza della DDA (731 per custodia cautelare, 198 per arresti domiciliari e 23 per misure interdittive. Si registra un lieve incremento di procedimenti iscritti per omicidio volontario, pari a n. 11 (rispetto ai 7 dell’anno precedente] e una diminuzione dei procedimenti per omicidio colposo, pari a n. 31 (rispetto ai 39 dell’anno precedente); stabile il numero di lesioni colpose, pari a 120, come nell’anno precedente.
Non trascurabile appare il dato relativo al reato di omicidio stradale di cui all’art. 589 bis c.p., per il quale sono stati iscritti 13 procedimenti. Suscita preoccupazione il fatto che, negli ultimi anni, gli omicidi numericamente maggiori e statisticamente in aumento, dopo quelli di mafia, risultano essere stati commessi da soggetti affetti da patologie psichiatriche che sovente indirizzano la loro aggressività nei confronti di familiari e amici. Circostanza questa che pone in evidenzia il problema del funzionamento dei Centri di Salute Mentale, deputati, successivamente alla legge Basaglia, a seguire sul territorio detti soggetti ed a somministrargli le necessarie cure.
In controtendenza con il dato nazionale presso gli Uffici di Procura della Repubblica del Distretto si registra l’aumento del numero di sopravvenienze cui corrisponde una buona risposta in termini di capacita definitoria, superiore rispetto alle iscrizioni:
Procura di Catanzaro: 17.471 procedimenti sopravvenuti, 17.934 definiti; 4.955 pendenti;
Procura Castrovillari: 4792 sopravvenuti; 4114 definiti; 6859 pendenti;
Procura Cosenza: 4.972 sopravvenuti, 4941 definiti, 2351 pendenti;
Procura Crotone: 4347 procedimenti con un tasso di smaltimento pari allo 0,8;
Procura Lamezia: 5965 sopravvenuti; 7621 definiti; 3116 fascicoli pendenti;
Procura Paola: 2721 sopravvenuti; 2133 definiti; 3538 pendenti;
Procura Vibo Valentia: 11.023 sopravvenuti; 17.178 definiti; 5394 pendenti;
Quest’ultima Procura presenta una elevatissima produttività – seconda solo a quella di Catanzaro – nonostante l’elevata scopertura di organico in rapporto alla forte presenza `ndranghetistica sul territorio ed alla circostanza che la provincia di Vibo risulta essere quella con il più alto tasso di crimini violenti di tutto il territorio nazionale. Il dato purtroppo si invera nell’avvenuta commissione nello scorso anno, in quel circondario, di 17 reati di omicidio, consumato e tentato.
Sempre nel territorio di Vibo si registra il maggior numero di procedimenti per truffa e violazione della normativa sul “reddito di cittadinanza”, nei confronti di diverse decine di soggetti, anche pregiudicati per reati di mafia, che hanno condotto a sequestro delle somme indebitamente percepite…
Va poi rilevato l’incremento dei reati di immigrazione clandestina segnalato dalla Procura di Crotone, a mezzo di velieri provenienti dalla Turchia o dalla Grecia. Sulle coste crotonesi, nel periodo di interesse, sono giunte 6.526 persone provenienti da paesi extra-comunitari. Risultano aperti 60 fascicoli contro noti e 19 fascicoli contro ignoti; con 62 imbarcazioni sequestrate…
Sempre consistente nel cosentino, la presenza dei reati contro la P.A., del pari ancora in crescita fenomeni di illeciti arricchimenti, bancarotta e reati societari. Più nello specifico il settore che la Procura di Cosenza segnala come di particolare impegno, è quello delle truffe aggravate ex art. 640-bis c.p. Va infine denunciato un allarmante aumento dei procedimenti riguardanti la violenza di genere. Solo nel circondario di Catanzaro i procedimenti iscritti nell’anno per stalking sono stati 126, rispetto ai 72 dell’anno precedente, e 214 per maltrattamenti in famiglia , rispetto ai 93 dell’anno precedente. Dati che parlano da soli quanto alla gravità ed estensione del fenomeno soprattutto ove si consideri che lo stesso continua a rimanere in larga misura sommerso. Sono stati commessi due femminicidi nei circondari di Crotone e Vibo Valentia, sintomatici di un dramma epocale che va ben aldilà del nostro Distretto ove si consideri che l’omicidio di donne da parte di ex partners rappresenta all’incirca la metà degli omicidi commessi in tutto il Paese. Quale azione di contrasto positiva alla violenza di genere merita menzione la legge L. 69/ 19 detta “Codice rosso”, che ha reso più incisivo e tempestivo l’intervento giurisdizionale, in ragione della maggiore attenzione riservata dalla legge a questi reati di elevato allarme sociale, sebbene ancora si è molto lontani dalla soluzione del problema, come dimostrano le tragiche statistiche appena menzionate. Preziosa poi si è rivelata in questo settore l’attività delle associazioni, in massima parte formate da donne, che sul territorio operano contro la violenza di genere, per la funzione di raccordo tra le vittime di violenza ed i presidi della giustizia nonché per la sensibilizzazione e l’inforrnazione effettuata nelle scuole: nei luoghi di lavoro e, più in generale nella società. Nel più stretto ambito giudiziario va ricordato l’apporto fornito dai Comitati delle Pari Opportunità, sia quelli costituti presso i C.O.A. sia Corte di Appello, ai quali va il nostro ringraziamento.
Da ultimo, con riferimento alla Procura presso il Tribunale dei Minori, si evidenzia come il territorio sia connotato da una forte criminalità minorile tratti allarmanti, come si desume dall’ elevato numero di iscrizioni per ai sensi del1`art. 416 bis o ex art. 74 DPR 309/90: nel periodo in esame, vi stato un aumento del coinvolgimento dei minori nella gestione stupefacente. Del pari in aumento la commissione da parte di minori di crimini informatici, con riferimento alle fattispecie di diffamazione, revenge porn e forme di cyberbullismo.Presentano un incremento anche i reati contro il patrimonio.
Connessa alla piaga della criminalità organizzata è la problematica emersa in ambito civilistico inerente i fgli dei collaboratori di giustizia, e in generale, degli appartenenti a compagini mafiose. Allarmante appare, ancora, il fenomeno della dispersione scolastica, spia di forme di marginalizzazione socioeconomica e preludio al reclutamento dei minori da parte della criminalità organizzata. Altro fenomeno, particolarmente delicato, è quello degli sbarchi dei minori non accompagnati, che vede la Procura minorile impegnata su un duplice fronte: quello della tutela e quello dell’attivita ispettiva presso le strutture di accoglienza…
Come esposto, vi sono troppi comportamenti sanzionati penalmente e, prima le Procure, poi i Tribunali si trovano in difficoltà a farvi fronte; dificoltà che si avvertono maggiormente negli uffìci di merito in ragione delle scoperture di organico, dell’elevato turn over dei magistrati, delle carenti dotazioni logistiche; fattori che determinano una dilatazione dei tempi e risultati insoddisfacenti…
In particolare l`aumento afferisce ai procedimenti sopravvenuti davanti agli Ufflci GIP-GUP nonchè a quelli di competenza monocratica rappresentati in massima parte, come già detto da reati di non elevato allarme sociale e sui quali si sarebbe dovuto incidere per intraprendere un’efficace azione riformatrice.
Una segnalazione particolare merita l’Uflicio GIP-GUP Distrettuale di Catanzaro che ha competenza sui reati di maíia di due terzi della Calabria – tale è l’estensione del Distretto – e risulta sicuramente sottodimensionato ove si consideri l’elevato numero di consorterie mafiose operanti sul territorio e la particolarità della funzione che cumula le competenze afferenti alle indagini preliminari e quelle di merito, conseguenti all’accesso ai riti altemativi, con i quali si concludono l’80% dei procedimenti relativi ai delitti più gravi. Va poi segnalato che le scoperture di organico l’eccessivo turn over dei magistrati nel Tribunale di Catanzaro non consente di attuare, neanche in detto ufficio distrettuale, il disposto della norma che richiede che i magistrati ivi assegnati abbiano in precedenza svolto per due anni funzioni di giudice del dibattimento penale.
Problematiche analoghe di sottodimensionamento, scopertura di organico e di continuo turn over presenta il Tribunale della Libertà, che cumula alle impegnative competenze di tribunale del riesame anche quelle relative alle misure di prevenzione personali e patrimoniali.
Quanto al dibattimento collegiale, il nostro distretto si caratterizza panorama nazionale per la massiccia presenza di processi di mafia, con un numero di imputati e di imputazioni che impegnano in gravose istruttorie e non rado rallentano la definizione dei processi in materie diverse. La disciplina sui collaboratori di giustizia continua a dare buoni risultati, essendo il dichiarato dei collaboratori, nella maggior parte dei processi aventi oggetto il reato di cui all’art. 416 bis o quelli aggravati dal metodo o dell’agevolazione mafiosa, le fonti di prova principali su cui si fondano i processi. Nel periodo di interesse risultano trattati e in parte definiti, procedimenti rilievo come ad esempio, a Crotone, i processi cosiddetti Stige, a carico di 80 imputati (con l’ammissione di circa 600 testimoni); Thomas (che si è articolato in 40 udienze); Malapianta, (snodatosi in circa 70 udienze); a Catanzaro i processi cosiddetti Alibante; Trapasso +21; Katarion; Berlingieri Nino +26 ; Andreacchio +28.
ll Tribunale di Vibo Valentia, com’è noto, subisce l’impatto assolutamente rilevante del processo Rinascita Scott, a carico di oltre 345 imputati, di cui 130 sottoposti a misure cautelari, con 341 capi di imputazione, 188 persone offese, atteso che la mole del procedimento e la necessaria serrata trattazione dello stesso ha comportato un eccezionale sforzo organizzativo che rischiava di paralizzare il settore penale di questo Tribunale. Ciò nonostante il Tribunale di Vibo, unitamente a quello di Castrovillari, è quello che ha registrato il migliore dato quanto all’aggressione del1’arretrato penale, come può evíncersi dalla tabella sottostante che riporta i dati del Distretto.

Risultano in aumento i processi dell’istruttoria dibattimentale, sovente in relazione a quelli definiti con il rito abbreviato, ed, ancora più spesso nei casi di appello proposti dal PM. a seguito assoluzione, in ossequio alla giurisprudenza della Corte di Cassazione che recepito le indicazioni provenienti dalla Corte Europea. Ciò ha contribuito dilatazione dei tempi di definizione dei processi. Come negli scorsi anni, deve ancora evidenziarsi che l’applicazione 131-bis c.p., quale strumento deflattivo, in realtà non ha avuto una rilevante incidenza sulla pendenza complessiva. tenuto conto dei limiti edittali di applicazione dell’istituto; così come non altamente significative in termini numerici sono state le declaratorie di inammissibilità dell’impugnazione….
A chiusura della disamina del settore penale merita fare un rapido accenno criticità del sistema delle minute dl contrasto patrimoniale alla organizzata, delineato dalle leggi in materia e dal cosiddetto “Codice Antimafia”.L’aggressione dei patrimoni accumulati dalla criminalità organizzata, mediante riconversione dei proventi illeciti, si e rivelato uno strumento efficace per indebolire le consorterie mafiose. Il D.Lgs. 6 settembre 2011 n. 159 è unanimemente riconosciuto, anche al di fuori dei confini nazionali, quale modello di riferimento…
Ciò detto, però, intendo evidenziare gli inconvenienti che derivano dalla proliferazione degli interventi dell’Autorità Giudiziaria. lnfatti accade sovente che sui medesimi beni operino al contempo provvedimenti di sequestro e/o confisca assunti rispettivamente nel corso di procedimenti di prevenzione, penali di merito e civili, avviati, questi ultimi, in massima parte, da istituti bancari creditori – cosa che determina un inutile dispendio di risorse, anche sotto il profilo economico, per la duplicazione delle nomine di amministratori giudiziari…
Va poi segnalato che nelle richieste di sequestro/confisca di beni ex an. 12 sexies L. n. 356/92 o di applicazione di misure di prevenzione il requisito della sproporzione dei beni rispetto ai redditi dichiarati e sovente accertato in modo non analitico, secondo i parametri Istat sulle spese medie delle famiglie, senza tenere in alcun conto il tempo in cui il bene è stato acquistato, il suo valore al momento dell’acquisto, il collegamento quantomeno sotto il profilo temporale con l’attività illecita intrapresa dall’indagato / imputato. Circostanze queste che spesso conducono al rigetto delle richieste o, peggio, alla restituzione dei beni dopo anni di sottoposizione degli stessi a sequestro o confisca, in esito alle procedure di revoca Viceversa vanno apprezzati i miglioramenti intervenuti quanto alle dotazioni dell’Agenzia Nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni confiscati alla criminalità organzzata, con sede a Reggio Calabria, introdotta dalla legge n. 159/2011, che oltre ad avere visto finalmente un aumento dell’organico dei dipendenti, inizialmente esiguo ed inadeguato (l’iniziale numero di trenta è oggi portato a 222 unità) ha anche approntato un percorso di interazione con gli enti locali ai quali, in massima parte sono trasferiti i beni confiscati, evitando che gli stessi restino inutilizzati ed abbandonati, o peggio, nella sostanziale disponibilità dei soggetti a cui erano stati confiscati, come sovente accaduto, in esito ad azioni minatproe o semplicemente per il timore delle stesse.
Di fatto, ancora oggi, molti beni rimangono privi di destinazione. E’ quindi necessario avviare forme di confronto con i possibili destinatari al fine di sensibilizzarli sulle opportunità derivanti dall’acquisizione dei beni confiscati, che non devono essere valutate sulla base del semplice rapporti costi/benefici, ma devono tenere conto del particolare messaggio che la riappropriazione da parte della comunità di un bene confiscato alla criminalità organizzata rappresenta nel contesto dell’affermazione della legalità…
Il Settore Minorile
Si riscontra una diminuzione delle domande di adozione: quelle di adozione nazionale sono state 175 (rispetto alle 233 dell’anno precedente), con 603 procedure attive pendenti (contro le 525 del periodo precedente); le domande di adozione internazionale sono invece rimaste stabili (n. 71 contro le precedenti 70) con notevole incremento delle definizioni (n. 83 contro 53)… Il sopra richiamato fenomeno degli sbarchi di minori non accompagnati ha determinato 176 decreti di apertura della tutela e di nomina del tutore (a fronte dei 135 del periodo precedente)…. In sostanza, nonostante il consistente aumento delle sopravvenienze, il Tribunale dei Minori continua a dare risposte adeguate in termini di capacità definitoria, anche con l’apporto dei giudici onorari e dei servizi sociali. ..
Tribunale di sorveglianza.
Ha competenza su 7 istituti di pena, di cui 3 ricadenti nella giurisdizione dell’Ufficio di Sorveglianza di Catanzaro e 4 ricadenti nella giurisdizione dell’Ufficio di Sorveglianza di Cosenza.
Deve evidenziarsi come i Tribunali di sorveglianza non siano stati destinatari dei fondi PNRR pur a fronte di un generale aumento non solo dei numeri dei procedimenti ma altresì della complessità delle procedure… Il lavoro è, invece, stato, come negli scorsi anni, molto pesante per gli Uffici di Sorveglianza, già notevolmente gravati, anche a causa della c.d. “seconda ondata” della pandemia da Covid- 19.
La stessa, infatti, ha, come nella prima ondata, determinato una vera e propria “corsa” dei detenuti alle misure alternative e si differimenti dell’esecuzione della pena, anche nelle forme della detenzione…Nonostante l’estrema difficoltà delle di lavoro, comunque, grazie allo spirito di servizio di personale e magistrati sia il Tribunale di Sorveglianza di Catanzaro che gli Uffici di Sorveglianza di Catanzaro e Cosenza hanno fatto fronte alle pur numerosissime sopravvenienze.
Gli istituti penitenziari
La realtà carceraria si conferma una realtà spesso dimenticata. Le strutture continuano a essere inadeguate ed il numero di addetti alle attività trattamentali, preziose per il reinserimento del detenuto, è sempre del tutto insoddisfacente. I detenuti presenti negli istituti penitenziari di competenza del Tribunale di Sorveglianza sono in totale 1920, di cui n. 576 a Catanzaro, n. 377 a Vibo Valentia, n. 284 a Rossano, n. 239 a Cosenza, n. 144 a Castrovillari, n. 154 a Paola, n. 129 a Crotone. Il sovraffollamento si registra solo nella Casa Circondariale di Crotone nella misura del 146%.La causa di questo rilevante sovraffollamento e da individuarsi negli sbarchi di migranti, sempre più frequenti sulle coste del crotonese, e nella difficoltà di una pronta ridistribuzione dei detenuti, dovuta ai protocolli sanitari da rispettare nei trasferimenti tra istituti penitenziari per prevenire la diffusione del covid-19….
Allarmante la scopertura del personale di Polizia Penitenziaria; a Castrovillari vi sono 107 unità su 124; a Catanzaro 347 su 470; a Cosenza 135 su 169; a Crotone 66 su 85, a Paola 101 su 127; a Rossano 119 su 153; a Vibo 189 su 246. Tali carenze si riflettono, evidentemente, sulle attività trattamentali, frustrando il finalismo rieducativo della pena di cui al1’art. 27 co. 3 Cost… Anche la situazione delle R.E.M.S. è, a dir poco, drammatica… le REMS appaiono ancora largamente insufficienti rispetto all’utenza, come drammaticamente denunciato anche dalla Corte Costituzionale (sent. 22 /2022)…. Tale situazione ha ricadute gravissime sulla gestione degli autori di reato affetti da patologie psichiatriche: invero, vi sono molti soggetti per cui è stata disposta la misura di sicurezza detentiva, ristretti in carcere in attesa di un posto in R.E.M.S., e molti altri liberi nonostante la pericolosità. Trattasi, all’evidenza, di una situazione certamente non confacente ad uno Stato di diritto, che pone il Magistrato di Sorveglianza – nonché il giudice di merito, quale giudice dell’esecuzione – in grande difficoltà allorquando riscontri che il soggetto sia affetto da disagi psichici incompatibili con il regime carcerario.
Altra problematica di tutti gli istituti del Distretto è l’elevato numero di stranieri, spesso indigenti, a cui fa da contraltare l’assoluta inadeguatezza del numero dei posti di lavoro e degli aiuti che, sotto varie forme, vengono erogati… la presenza di Stranieri provenienti dai più svariati paesi, anche in guerra o con situazioni di grave instabilità interna (ad esempio Iraq, Afganistan, Siria), rende non più procrastinabile l’esigenza di fornire gli istituti penitenziari di un congruo numero di mediatori culturali, per supportare nei rapporti con i distretti non solo il persomale degli istituti, ma anche la magistratura di sorveglianza. Quanto alla situazione carceraria minorile si rappresenta la necessità di creare nuove strutture diffuse sul territorio, onde attuare le c.d. misure di comunità in un’ottica di risocializzazione e reinserimento in società dei condannati.
Giudici di pace e magistratura onoraria
I giudici di pace e le altre figure della magistratura onoraria soffrono di una forte scopertura degli organici che ha condotto all’impossibilità di raggiungere gli obiettivi sperati nello smaltimento dell’arretrato e nella gestione dei ruoli. La situazione di transizione in cui ci troviamo ha condotto alle dimissioni di un certo numero di componenti della magistratura onoraria. Non mi soffermerò sugli interventi in atto, che richiederebbero in approfondimento non compatibile con la presente relazione, ma mi limiterò ad evidenziare che probabilmente nei confronti della magistratura onoraria si era creata una eccessiva aspettativa.
I dati che attribuiscono a questa magistratura la soluzione del 50 o 60 % delle cause sono fantasiosi: la sopravvenienza di affari presso gli uffici del giudice di pace (unico dato esistente) ammonta quantitativamente a circa il 20 – 25 % rispetto a quello che arriva ai Tribunali nel settore civile e a circa il 10 – 15 % nel settore penale, mentre non esistono dati rilevati e rilevabili quanto a GOT e VPO.
Non solo la presenza della magistratura onoraria è prevista dalla Costituzione, ma nessun Paese europeo ne fa a meno. E’ però indubbio che il recente intervento di stabilizzazione, indotto da una procedura di infrazione dell’Unione Europea, non va nel senso della valorizzazione della magistratura onoraria.
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